La Loggia aretina Benedetto Cairoli (119) organizza nella sua città, in collaborazione con la Biblioteca dell’Oriente di Arezzo, il convegno pubblico “Il cielo stellato sopra di me: l’astrolabio strumento di conoscenza e di libertà”. L’appuntamento è per il 24 novembre, alle ore 17, presso il Palazzo Non Finito di via Pescioni 2. Per l’occasione sarà esposto un esemplare di astrolabio unico in Italia risalente al XIV secolo, attribuito a Jean Fusoris (1365-1436) – in tutto il mondo ne sono stati censiti 22 – e proveniente dalla collezione aretina di Fausto Casi che, nell’ambito del convegno, ne ricostruirà la storia e ne illustrerà il funzionamento. Modera e introduce Roberto Severi.
Il sofisticato apparecchio “acchiappastelle” (questo il significato della parola che viene dal greco astron lambano – utilizzato dal X secolo circa al XVII-XVIII secolo – ha consentito ai più grandi astronomi di tutte le epoche di scrutare il cielo e misurare le distanze terrestri sia angolari che lineari. Noto in forma rudimentale già nella Grecia del II secolo a.C., e conosciuto anche con il nome di macchina di Anticitera, dall’isola dove ne venne ritrovato un esemplare. Dall’Ellade si diffuse prima ad Alessandria d’Egitto, grazie al matematico Teone e qui venne perfezionato dall’astronoma e filosofa Ipazia, e poi nel mondo arabo, dove gli astrolabi furono fabbricati per calcolare il tempo dell’alba o del tramonto delle cosiddette “stelle fisse”, al fine di poter eseguire in modo appropriato le preghiere islamiche canoniche della giornata. Poi attraverso il mondo ispano-moresco, si diffuse in occidente, dove riscosse grande fortuna.
Il Palazzo, sede dell’incontro organizzato dalla Loggia Cairoli e la cui storia affonda nel tempo, fu adibito nel 1900 a circolo della Boxe, per poi diventare lo studio di due artisti di notevole rilevanza nell’aretino quali Venturino Venturi e Franco Villoresi. Quest’ultimo, nel 1971 trasferì il palazzo al Circolo Culturale Unità d’Italia, attuale proprietario.