“Una fiamma per la libertà”: a tenerla sempre viva è la Massoneria del Grande Oriente d’Italia, che ha dato questo titolo all’incontro tenuto oggi nella sala stracolma della Biblioteca del Vascello per ricordare Giordano Bruno, icona del libero pensiero, condannato per eresia dall’Inquisizione e arso vivo a Roma in Campo de’ Fiori il 17 febbraio del 1600. Un incontro ospitato, come ha tenuto a sottolineare il Gran Maestro Stefano Bisi, nel cuore della “casa degli alfieri della libertà” che ha spalancato i suoi cancelli a tutti, e al quale sono intervenuti importanti rappresentanti della società civile, come l’onorevole Daniele Capezzone, il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto, il direttore di Confronti, Claudio Paravati e Don Francesco Pontoriero, sacerdote di frontiera, in prima linea in Calabria nel vibonese. Era presente l’onorevole Giampiero Giulietti, deputato del Pd e membro della Commissione Bilancio. Ha moderato i lavori il giornalista Angelo di Rosa.
A dare il via all’evento l’attore Emanuele Montagna che ha letto l’orazione che il filosofo e massone Giovanni Bovio tenne il 9 giugno del 1889 davanti a una immensa folla a Roma nella piazza del rogo di Bruno in occasione dell’inaugurazione del monumento dedicato al martire del libero pensiero, un’opera di Ettore Ferrari futuro Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Parole di straordinaria attualità che oggi come allora hanno suscitato un’emozione grandissima.
Parole che rappresentano un faro per tutti gli uomini liberi e alle quali si è riallacciato Claudio Paravati, direttore della rivista Confronti, rappresentante della Chiesa Valdese e di quella Metodista, che ha ricordato altri roghi, quelli subiti dalle comunità evangeliche delle valli piemontesi intorno a Torre Pellice, che il 17 febbraio, nello stesso giorno in cui fu arso Bruno, celebrano la restituzione dei diritti civili, loro riconosciuti, dopo secoli di persecuzioni, nel 1848 da Carlo Alberto con le Regie Patenti.
Di Bruno filosofo e teologo, “che mai, nemmeno sul rogo, rinunciò alla chiamata” che lo aveva portato a prendere i voti, ha raccontato con grande passione don Francesco Pontoriero, che del celebre Nolano, del suo eroico furore di spirito libero, ha ricostruito la storia culturale e le difficili scelte, fino all’ultima, quello che lo portò a far ritorno a Venezia, dove pendeva su di lui una condanna a morte, e quindi ad abbracciare il martirio, nella consapevolezza che solo così il suo messaggio di libertà sarebbe arrivato lontano nel tempo.
Un messaggio di cui oggi, “in questi nostri tempi mediocri” , abbiamo particolarmente bisogno, ha sottolineato il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto, che nel suo intervento ha tenuto ad affrontare la questione della richiesta degli elenchi degli iscritti al Grande Oriente avanzata dalla Commissione parlamentare antimafia. Un grave vulnus, ha spiegato Benedetto, ricordando che quando si fa un’indagine si iscrive a sua tutela chi ne è oggetto in un apposito registro. Ma che non si può in alcun modo invertire il criterio di questa logica, dicendo “sono tutti rei e poi cercheremo i reati: questo è di una gravità assoluta”, equivale, ha sottolineato, a una “pesca a strascico”. È per questa ragione che il Grande Oriente d’Italia non può e non deve dare gli elenchi: ci deve essere un reato da perseguire e l’ipotesi che qualcuno nella fattispecie lo abbia commesso. Lo prevede il codice di procedura penale, a garanzia e tutela delle libertà dell’individuo.
Anche l’onorevole Capezzone ha toccato questa delicata questione che in questi giorni investe il Grande Oriente, ironizzando su alcuni colleghi parlamentari che gli avevano consigliato di non partecipare all’incontro oggi con la Massoneria. “Dobbiamo riscrivere l’alfabeto istituzionale e quello della nostra coscienza”, ha detto. “Dobbiamo rileggere gli 85 paper”, che sono il fondamento delle moderne democrazia, gli 85 articoli e saggi scritti tra l’ottobre 1787 e l’agosto 1788 da Alexander Hamilton, James Madison, John Jay, anche loro liberi muratori, che sono alla base della Costituzione degli Stati Uniti. E dobbiamo guardare ai grandi esempi del passato, a personalità, a politici come Luigi Einaudi, che con coraggio si presentò in parlamento dopo 19 anni di assenza per votare contro le leggi razziali del 1938.
A trarre le conclusioni il Gran Maestro che ha messo in guardia dal rischio che nuovi roghi oggi possano essere accesi. “Non ci lasceremo intimidire e combatteremo fino in fondo la nostra battaglia”, ha detto Stefano Bisi ricordando un altro momento difficile attraversato dal Grande Oriente, un’altra schedatura, quella che provò a fare il Procuratore di Palmi, Agostino Cordova. Tanti massoni vennero messi alla gogna e alla fine l’inchiesta, ha ricordato, si chiuse il 3 luglio del 2000 con l’archiviazione. E tra i tanti che in quel momento si trovarono in prima linea, c’era il sindaco di Perugia Mario Valentini – oggi insignito della massima onorificenza del Grande Oriente, la Giordano Bruno d’oro – che ha raccontato quei terribili giorni e il mondo in cui in molti li affrontarono con coraggio.