La corsa all’Oscar del docufilm “Fuocammare” di Gianfranco Rosi continua con nuovi riconoscimenti. L’ultimo è del 10 dicembre a Breslavia, in Polonia, dove ha ricevuto l’European Film Awards per il 2016 come migliore documentario. “Abbiamo costruito un mondo pieno di muri, violenza e intolleranza in cui non vengono riconosciuti i diritti umani”, ha detto Gianfranco Rosi nel ritirare il premio che si aggiunge all’Orso d’Oro di Berlino di febbraio. Il riferimento è alla tragedia dei migranti che da anni sbarcano a Lampedusa e che il film documenta nella più cruda realtà. “È passato tempo – ha aggiunto Rosi – ma questi migranti continuano a venire dal mare a chiedere il nostro aiuto. Questo premio vuole abbattere queste barriere tra noi e loro. E questo con un’Europa che non fa il suo dovere”.
Pietro Bartolo a Lampedusa
Dopo la candidatura all’Oscar di “Fuocammare” come miglior film in lingua non inglese, solo pochi giorni fa la pellicola è entrata nella short-list dei documentari degli Academy Awards. Un grande traguardo che coniuga l’arte con temi di grande impatto sociale che finora non trovano adeguato riscontro nella comunità politica internazionale. “Viva il cinema”, aveva detto Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che accoglie e cura i migranti ed è protagonista del film di Rosi, subito dopo la notizia della candidatura all’Oscar. “Il cinema è un’arte molto potente – aveva aggiunto – che riesce a entrare nel cuore della gente. Grazie a Rosi, che ha saputo raccontare nel modo giusto quello che in venticinque anni ho tentato di dire”.
Onorificenza Galileo Galilei a Pietro Bartolo il 17 settembre al Vascello
Bartolo aveva raccontato la tragedia dei migranti anche al Vascello, il 17 settembre, in occasione delle tradizionali celebrazioni del Grande Oriente d’Italia per il XX Settembre. Aveva commosso il pubblico. Il suo racconto degli sbarchi di Lampedusa, degli uomini, delle donne, dei bambini in fuga dalle guerre e dalla fame, che ogni giorno il mare porta in Italia, le foto, il filmato che ha mostrato, hanno messo tutti di fronte a una delle più drammatiche realtà della nostra epoca. Con crudezza e umanità. “Non chiamateli clandestini – aveva detto tenuto a specificare – perché sono persone che cercano una via di salvezza dagli orrori dei conflitti e della carestie. Una via di salvezza che non sempre riescono a trovare. È una umanità sofferente, che dobbiamo sapere accogliere, e alla quale dobbiamo restituire la speranza, non sottovalutando o addirittura negando le responsabilità in nome del dialogo”.
Il Gran Maestro Stefano Bisi, in quell’occasione, aveva consegnato a Pietro Bartolo l’onorificenza “Galileo Galilei” che il Grande Oriente d’Italia assegna ai non massoni che si distinguono per il bene dell’Umanità e la salvaguardia dei diritti umani. Un riconoscimento che ora si aggiunge, tra i tanti ricevuti da Bartolo in queste settimane, a quello di “commendatore” della Repubblica assegnato dal presidente Sergio Mattarella lo scorso ottobre.
Tragedia migranti: il video presentato al Vascello da Pietro Bartolo
La Luce di oltre 700 Fratelli illumina l’enorme auditorium del Palazzo dei Congressi di Firenze
Il tempio allestito nell’ottocentesca Villa Vittoria, di proprietà della Regione, adibita a Palazzo dei Congressi proprio dietro la stazione di Santa Maria Novella, si presentava come un ampio anfiteatro (1000 posti a sedere) regalando così ai lavori un’atmosfera caratteristica della tradizione anglosassone.
L’apertura rituale dei lavori è affidata alla guida esperta del maestro venerabile della Loggia Alberto Mario (121) di Sansepolcro, Olinto Franco Baragli, che, dopo una breve introduzione, passa la parola al Presidente del Collegio toscano, Francesco Borgognoni, che fotografa in modo dettagliato la Massoneria del Grande Oriente nella regione, attraverso alcuni significativi numeri: 120 Logge distribuite in maniera piuttosto uniforme in tutto il territorio regionale, confermano e rafforzano oggi la tradizionale presenza storica sul territorio; 3093 i Fratelli a pié di lista, con un bilancio annuale positivo (83 unità). Conclude poi il suo intervento augurando a ciascun fratello un buon inizio con il motto latino templare: Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam (dal salmo 114 della “antica vulgata”).
Ricevuti gli ospiti, partendo dalla numerosissima delegazione dei Capitoli toscani delle Stelle d’Oriente e da alcuni giovani rappresentanti del De Molay, la dotta e sintetica parentesi di benvenuto del maestro venerabile Baragli che delinea i tratti simboli della ciclicità temporale introduce la consueta cerimonia prevista per la Festa della Luce con l’accensione rituale delle candele, simbolo del ritorno solstiziale alla crescente luce. Subito dopo, la consegna delle onorificenze e degli attestati per i fratelli che hanno compiuto i 40 anni di appartenenza all’Istituzione, da parte del Gran Maestro Stefano Bisi e del Gran Maestro Onorario Massimo Bianchi che saluta anticipatamente i presenti per correre all’impegno Istituzionale dell’insediamento del nuovo Gran Maestro alla Gran Loggia d’Albania.
Il Gran Maestro sottolinea come oggi la luce sia rappresentata non solo dai fratelli premiati per la lunga appartenenza, ma anche dai tantissimi fratelli rappresentati dai Presidenti di Collegio presenti: Carlo Ricotti (Lazio), Lucio D’Oriano (Campania), Luca Castiglione (Umbria). Prendendo spunto dalla storia personale del maestro venerabile dell’Alberto Mario e dalla vicenda recente del Convegno tenutosi nella sala consiliare di Sansepolcro, ricorda come sia possibile portare avanti il nostro lavoro con l’impegno e la presenza pubblica. Sprona i presenti ad imboccare la strada dell’ottimismo: il Grande Oriente sarà più luminoso e forte con l’aiuto fattivo e l’appoggio dei Fratelli, soprattutto con la loro positività; possiamo tenere acceso il fuoco sacro e irradiare reale Luce attraverso il sorriso, la benevolenza e la comprensione. “Noi dobbiamo poi essere un laboratorio di speranza”, valorizziamo i piccoli gesti quotidiani, pensiamo a costruire ponti, guardiamo le persone con umanità, stringiamoci uno all’altro fornendo conforto ai più sfortunati di noi, a quelli che hanno subito disgrazie familiari, a coloro che sono in difficoltà di fronte alle avversità della vita. Conclude, quindi “Ancora con forza e dolcezza dico a tutti i Fratelli: Avanti!”
Dopo la lunga standing ovation, l’uscita degli ospiti e la ripresa dei lavori per la chiusura rituale. Subito dopo, tutti riuniti in Agape fraterna.
L’Oriente all’auditorium del Palazzo dei Congressi di Firenze: presenti il Gran Maestro Bisi, il Gran Maestro Onorario Bianchi, Il Gran Segretario Pietrangeli e Fabrizio Celani, rappresentante in Giunta del Consiglio dell’Ordine.
Il saluto in sala del sindaco Honsell: “non posso che esprimere la mia soddisfazione per l’iniziativa e sperare che possiate trovare forme di dialogo con tutte le altre componenti migliori della nostra società”.
“Futuro chiama Italia. La battaglia delle idee contro gli interessi di parte”, è il tema scelto dal Grande Oriente d’Italia per l’undicesimo seminario di studi massonici che si è svolto il 3 dicembre a Udine, nel Palazzo Kechler, a cura del Collegio Circoscrizionale del Friuli Venezia Giulia e dell’Associazione Culturale “Libero Pensiero” della città. “Dobbiamo andare avanti, con coraggio”, è il messaggio lanciato dal Gran Maestro Stefano Bisi pensando a un futuro per costruire e al quale la Massoneria partecipa come laboratorio di speranza.
In apertura il sindaco di Udine Furio Honsell, nel salutare il pubblico, ha evidenziato la rilevanza dei convegni del Grande Oriente d’Italia che consentono la riflessione e testimoniano “quanto la nostra società crei degli spazi per riflettere su se stessa e su come affrontare le grandi sfide”. “Noi viviamo un’epoca – ha aggiunto il sindaco – in cui c’è da tante parti l’assalto alla libertà di pensiero, un assalto costante anche alla razionalità. Viviamo un’epoca in cui c’è chi amplifica le tensioni, lo stress, l’ansia. E tutto questo forse è dovuto al fatto che non riflettiamo sulla nostra capacità di cogliere, in piena libertà, il senso delle cose”. “I vostri tre pilastri (libertà, uguaglianza, fraternità, ndr) – ha detto ancora – sono poi quelli della Rivoluzione Francese e sono da voi attualizzati. Sono un’autentica energia e quindi non posso che esprimere la mia soddisfazione per l’iniziativa e sperare che possiate trovare forme di dialogo con tutte le altre componenti migliori della nostra società”.
Sono intervenuti al convegno: l’avvocato Giovanni Maria Cecconi, lo storico Fulvio Salimbeni, il senatore Riccardo Mazzoni e il costituzionalista Omar Chessa. A dare il via ai saluti il neo eletto presidente circoscrizionale del Friuli Venezia Giulia del Grande Oriente d’Italia, Guido Ricci, e il presidente delle logge udinesi Marco De Carli. Al termine della serata sono state consegnate le due borse di studio bandite con il “Premio Antonio Celotti” – istituito nell’aprile 2010 con cadenza biennale e riservato a giovani laureati dell’ateneo udinese – dedicato appunto ad Antonio Celotti decano della Massoneria della regione, scomparso nel giugno del 2009 all’età di 103 anni.
A Capo d’Orlando, nel messinese, il 17 dicembre sarà una giornata interamente dedicata alla cultura con un doppio appuntamento. Sarà ricordata, con un convegno, l’opera dello storico delle religioni Mircea Eliade nel trentennale della scomparsa e si terrà la cerimonia di premiazione dei vincitori della prima edizione del Premio letterario Bent Parodi di Belsito. L’iniziativa è della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella e si svolge a Villa Piccolo, sede della Fondazione, luogo d’incanto dove amava soggiornare Giuseppe Tomasi di Lampedusa, imparentato con la famiglia Piccolo. Come lo era del resto Bent Parodi che per per venticinque anni ha guidato la Fondazione, fino alla sua scomparsa nel 2009. Parodi apparteneva al Grande Oriente d’Italia.
“Ierophanie. Omaggio a Mircea Eliade” è il titolo del convegno, organizzato in collaborazione con Naxoslegge, che avrà inizio alle 16,30 e vedrà la partecipazione di esperti. Porteranno contributi: Giovanni Casadio, dell’Università di Salerno, con un intervento su “Mircea Eliade tra Italia e India alla ricerca della storia delle religioni”; Ignazio Buttitta, dell’Università di Palermo, che parlerà di “Tradizione e tradizioni. Eliade e la cultura folclorica”, il drammaturgo Aurelio Pes (membro del Cda Fondazione Piccolo) che affronterà il tema “Umanesimo e comparativismo in Eliade” e Andrea Pruiti Ciarello, giurista, che si soffermerà su “L’influenza di Mircea Eliade sul pensiero di Bent Parodi”. Coordina i lavori Fulvia Toscano, membro del comitato scientifico, introduce il presidente della Fondazione, Vanni Ronsisvalle. Seguirà un intervento di Alberto Samonà, giornalista, scrittore e consigliere di amministrazione della Fondazione Piccolo.
La cerimonia di premiazione della prima edizione del Premio Letterario Bent Parodi di Belsito è in programma alle 18:30 e saranno proclamati i due libri vincitori, nella sezione saggistica e in quella narrativa. La selezione ha impegnato per mesi la giuria del Premio, presieduta dal filosofo Claudio Bonvecchio, Grande Oratore del Grande Oriente d’Italia, per scegliere le terne finaliste fra una cinquantina di opere pervenute da ogni parte d’Italia. Sono in lizza “Il pianto di Iside” di Francesco Di Siena, “Antropocene Salto quantico. Tradizione, Evoluzione” di Gian Carlo Lucchi, e “Il matrimonio in Sicilia tra ’800 e ’900. Riti e usanze” di Teresa Riccobono per la sezione saggistica; “L’Ancella” di Lisa Caputo, “Agnese” di Paolo Praticò e “Bagliori di Pietra” di Carlo Quattrocchi e Giorgio Bianchi per la sezione narrativa.Il primo premio dà diritto alla pubblicazione del libro per la casa editrice Tipheret del Gruppo editoriale Bonanno.
Il Premio è nato per sottolineare il grande contributo allo studio del mito e delle religioni dato da Bent Parodi e per approfondire le fonti del suo pensiero e le analogie della sua visione con i sistemi filosofici orientali e occidentali. Gli scritti di Parodi rivelano riflessioni originali profonde come l’idea rivoluzionaria di un “esoterismo sociale” e il sogno di una “aristocrazia dello spirito” quale unione mistica di coloro che sono in cerca della verità.
Bent Parodi è stato definito “l’ultimo dei Gattopardi siciliani” per provenienza familiare, frequentazioni e parentele (da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ai fratelli Casimiro e Lucio Piccolo), ma anche uno dei massimi studiosi italiani contemporanei cultura sapienziale e delle religioni. È stato per anni presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sicilia, filosofo, massone (è stato Grande Oratore Aggiunto del Grande Oriente d’Italia) e autore di numerosi libri, fra cui il romanzo “Il principe mago” incentrato sulla figura di Raniero Alliata e sul declino dell’aristocrazia siciliana nel secondo dopoguerra.
Venerdì 16 dicembre è in programma a Casa Nathan un convegno dell’Ordine della Stella d’Oriente, l’organizzazione paramassonica femminile, diffusa in tutto il mondo, alla quale appartengono donne legate da rapporti di parentela con esponenti della Massoneria. In questo caso, al Grande Oriente d’Italia.
L’incontro dal titolo “Le iniziazioni nel mondo moderno” si tiene a cura del Capitolo Aldebaran #23 di Roma che appartiene al Gran Capitolo d’Italia dell’Ordine della Stella d’Oriente, l’organo centrale costituito da ventidue capitoli in tutto il paese.
Realizzato in collaborazione con il Collegio circoscrizionale del Lazio del Grande Oriente d’Italia, il convegno porterà alla ribalta la storia della donna nella Massoneria e il suo ruolo nell’ambito delle società a carattere iniziatico. Porteranno contributi: il presidente circoscrizionale del Lazio Carlo Ricotti che, dopo i saluti in apertura, terrà una relazione su “L’esperienza delle logge di adozione nella Francia del ‘700; il Gran Bibliotecario del Grande Oriente d’Italia, Bernardino Fioravanti, che affronterà il tema delle donne in Massoneria nei nostri tempi; la Worthy Grand Matron del Gran Capitolo d’Italia Rosy Guastafierro che si soffermerà su “L’Ordine della Stella d’Oriente: il percorso lunare e quello solare intrecciati in una ritualità duale”. Sono previsti interventi del pubblico. Modera e conclude Rosy Gustafierro mentre introduce i lavori Mara Belgrano, Worthy Matron del Capitolo Aldebaran.
L’appuntamento è alle ore 17 presso Casa Nathan, il Centro Polifunzionale del Grande Oriente d’Italia a Roma (Piazzale delle Medaglie d’Oro 44). L’incontro è riservato agli esponenti dell’Ordine della Stella d’Oriente e del Grande Oriente d’Italia.
Tanti gli eventi in tutta Italia che celebrano la Festa della Luce. Nel Grande Oriente, anche la Loggia Ettore Ferrari (272) di Palmi festeggia la ricorrenza in prossimità del Solstizio d’Inverno. L’appuntamento è fissato per il 16 dicembre, alle ore 19, presso la casa massonica della città. I lavori rituali si svolgeranno in grado di apprendista. L’evento è a carattere interno.
L’immagine dell’invito qui riprodotto ritrae il Sol Invictus, divinità e appellativo che, attraverso la religione solare mitriaca e le divinità di Siria (gli dèi ἀνίκητοι), era entrata fin dal II secolo in Roma e nelle province e che, nel corso del III secolo d. C., si afferma mediante l’assimilazione stessa all’imperatore, come dio dell’Impero Romano. La festività del Dies Natalis Solis Invicti (“Giorno di nascita del Sole Invitto”) veniva celebrata nel momento dell’anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d’inverno: la “rinascita” del sole. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre.
Nella concezione esoterica, due volte l’anno si aprono le porte del cielo, e il Cielo entra in comunicazione con la terra: ciò avviene in occasione del Solstizio d’estate e in quello d’inverno, che coincidono con la celebrazione dei due santi che la Massoneria Universale ha eletto a suoi protettori: San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista.
La Loggia Heredom (1224) di Cagliari, il prossimo 27 dicembre, come ogni anno, organizza una tornata per la celebrazione del San Giovanni d’Inverno e ripropone il tradizionale rituale della Festa della Luce.
Si legge nell’invito della Loggia Heredom: “Al Solstizio d’inverno – la Festa delle Luce – il Sole, simbolo visibile dello spirito, si è ritratto nelle caverne del settentrione. Le giornate si sono accorciate e le notti allungate. Il dolore è nelle nostre anime perché il Sole è calore, vita, luce. Noi Fratelli ravvisiamo in questa rituale morte del Sole una fase della perenne lotta tra il bene e il male. Ma il nostro dolore è temperato dalla certezza che il Sole, dopo la sua discesa agli Inferi, risalirà allo zenith della nostra coscienza”.
L’appuntamento è per martedì 27 dicembre, alle ore 20,00, presso la Casa dei Liberi Muratori di Cagliari, in Piazza Indipendenza 1. È gradita la conferma della partecipazione al recapito: segreteria@heredom1224.it.
Tantissimi fratelli si sono ritrovati a Napoli il 13 dicembre nella storica sede massonica di Galleria Umberto I, per festeggiare il Solstizio d’Inverno. All’evento, organizzato dal Collegio circoscrizionale di Campania e Lucania del Grande Oriente d’Italia, ha preso parte anche il Gran Maestro Stefano Bisi che ha spiegato il significato della festa della luce nella tradizione esoterica, sottolineandone il simbolismo e la grande carica di rigenerazione individuale e collettiva. Bisi ha anche colto l’occasione per ribadire che la Comunione è più forte che mai e che deve rimanere coesa e solidale, evitando di fare il gioco di chi la vorrebbe fragile e divisa. Con lui, per la Giunta del Grande Oriente, il Primo e il Secondo Gran Sorvegliante, Antonio Seminario e Pasquale La Pesa. Nel corso dei lavori è stata consegnata una medaglia commemorativa agli esponenti del Grande Oriente della circoscrizione con un’anzianità massonica superiore ai 25 anni. A fare gli onori di casa è stato il neo eletto presidente circoscrizionale di Campania e Lucania, Lucio D’Oriano
Solstizio d’inverno come simbolo della rinascita spirituale. Gli equinozi e i solstizi costituiscono i quattro punti cardinali dell’architettura del tempo nell’arco di un anno. L’appuntamento perenne con i solstizi, invernale ed estivo, rappresenta per i liberi muratori il momento della completa comunione con la natura, un’unione fortificata dal moto del sole, che il Grande Architetto dell’Universo ha creato per irradiare e vivificare generosamente e senza distinzione ogni forma di vita terrena. Il solstizio invernale è il simbolo della rinascita spirituale, la sconfitta delle tenebre da parte del Sole, il trionfo della Luce e la Luce è il simbolo centrale dell’iniziato.
Tanti auguri di pace e di gioia e di un nuovo anno di salute, amore e prosperità in tutto il mondo • Best wishes for peace and joy and a new year of health, love and prosperity all over the world
“Tutti i sogni possono diventare realtà se solo abbiamo il coraggio di inseguirli”. È una frase di Walt Disney che riassume il percorso del geniale innovatore, visionario imprenditore, creatore di un immaginario che ha continuato a influenzare generazioni di bambini, e non solo. Nato 115 anni fa e morto il 15 dicembre 1966, cinquant’anni anni fa, il papà di Topolino è un’icona del sogno americano ma anche una figura discussa. Contro di lui tornano ciclicamente accuse (rilanciate due anni fa da Meryl Streep) di antisemitismo, razzismo e misoginia, respinte puntualmente dalla famiglia, molti vecchi collaboratori e vari storici.
Nato il 5 dicembre 1901 a Chicago, nel 1923 si trasferisce a Hollywood. Il primo corto sonoro con Mickey Mouse, Steamboat Willie (1928), è un trionfo. Arrivano i primi Oscar (in carriera ne riceve personalmente 25 di cui tre onorari) e nel 1937 il primo lungometraggio animato, Biancaneve e i sette nani. Tra i capolavori, Fantasia, Bambi, Dumbo, Alice nel Paese delle Meraviglie.
Nell’immaginario collettivo, Walt Disney è stato sempre definito massone, vuoi per il simbolismo dei suoi fumetti e anche per i caratteri da lui delineati. Ad alcuni suoi personaggi viene infatti attribuito un profilo massonico che forse andrebbe approfondito. Di fatto però non c’è traccia documentaria dell’appartenenza di Disney a una loggia massonica anche se fu molto vicino alla Libera Muratoria – erano massoni membri della sua famiglia e suoi collaboratori – e si sa che apprezzava i suoi ideali. Ciò che è certo è che da adolescente fu tra i primi ad aderire al Capitolo Madre dell’Ordine paramassonico di DeMolay a Kansas City, nel Missouri, fondato nel 1919. Disney dichiarò in una occasione: “Avverto un particolare senso di riconoscenza verso l’Ordine DeMolay, per il ruolo importante che esso ha giocato nel modellare la mia vita. I suoi precetti sono per me di valore incommensurabile nei momenti delle scelte, nell’affrontare dilemmi e crisi, nel continuare a credere in ideali, nelle prove della vita che meglio si sopportano se vengono condivise con altri in un vincolo di fiducia”. In Michigan c’è un Capitolo DeMolay che porta il suo nome.
Interessante poi la testimonianza contenuta nel sito “Disney History Institute” che riporta anche alcuni fumetti della serie Mickey Mouse Chapter, realizzata a partire dal dicembre 1932 da un animatore e disegnatore della Walt Disney, Fred Spencer. La peculiarità di questa serie di Topolino è che è apparsa sull’International DeMolay Cordon, pubblicazione evidentemente di ‘settore’, e racconta di un capitolo DeMolay intitolato al re dei suoi caratteri, Mickey Mouse, che fece la sua fortuna.
“L’affaire Calas” in scena al teatro Quirino di Roma il 19 dicembre alle ore 20.30. È il primo evento che organizza il Rito Scozzese Antico ed Accettato – corpo massonico riconosciuto dal Grande Oriente d’Italia – nell’ambito del programma culturale per i giovani. In scena l’intera classe IV B del Liceo Scientifico del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma, dove gli studenti saranno i protagonisti della rappresentazione teatrale, ispirata al Trattato sulla Tolleranza di Voltaire. La regia è di Claudio Capecelatro, autore dell’opera.
Il ricavato sarà devoluto all’ospedale Bambin Gesù per sostenere il programma di istruzione dei bambini e ragazzi ricoverati.
Il Trattato sulla tolleranza è una delle più famose opere di Voltaire. Pubblicata in Francia nel 1763 costituisce un testo fondamentale della riflessione sulla libertà di credo, sul rispetto delle opinioni e di molte di quelle caratteristiche con cui oggi identifichiamo una società come civile.
Nella Francia della metà del Settecento sono ancora presenti forti contrasti ideologico-religiosi. La pratica della tortura e dell’incriminazione sommaria è più che in uso e basta poco perché un clima tanto avvelenato esploda in ritorsioni estremamente violente verso gli esponenti della parte avversa, quale che sia in quel momento. In questo ambiente culturale Voltaire si batte contro quella che definisce come “superstizione”: un misto di fanatismo religioso, irrazionalità e incapacità di vedere le gravi conseguenze del ricorso alla violenza gratuita, alla sopraffazione, alla tortura e diffamazione, che spesso spazza via intere famiglie.
In particolare Voltaire rivolge la sua attenzione e l’opera della sua penna a diversi casi di clamorosi errori giudiziari finiti in tragedia. Tra i vari merita ricordare i più famosi: il caso Calas, il caso Sirven, e quello di La Barre. Nella Francia del 1761 viene trovato morto, perché impiccato ad una trave del suo granaio, il giovane Marc-Antoine Calas, figlio di un commerciante protestante ugonotto. Del ragazzo si vociferava che fosse sul punto di convertirsi al cattolicesimo. In un clima ancora ammorbato da fanatismi religiosi e sospetti, la vox populi comincia a mormorare che il ragazzo sia stato ucciso dal suo padre, Jean Calas, per impedirne la conversione.
L’uomo viene imprigionato, giudicato colpevole e mandato a morte “per ruota”, cioè per tortura, il 9 marzo 1762.
Il Grande Oriente d’Italia ha celebrato i 70 anni della nostra Repubblica con una serie di eventi organizzati in tutta Italia. Tanti e di altissimo profilo gli appuntamenti che la Comunione ha messo in campo, con un interesse e un impegno di gran lunga superiori a quelli di ogni altra istituzione, nell’obiettivo di sensibilizzare i cittadini, soprattutto i più giovani, a conoscere l’identità e i fondamenti della comunità in cui vivono. Partendo dalla Costituzione, dai suoi principi e dai suoi valori inderogabili su cui si fonda la Repubblica italiana nata dal referendum del 2 giugno 1946 che è una data storica anche sul piano dei diritti perché vide le donne esprimersi per la prima volta alle urne.
Logo del Grande Oriente d’Italia per i 70 anni della Repubblica Italiana
Ad aprire le celebrazioni il 20 febbraio è stata Reggio Emilia con un incontro dedicato a uno dei padri della Costituzione cui la città diede i natali, Meuccio Ruini, massone e presidente della Commissione dei 75 incaricata nel 1947 di redigere il progetto della nostra carta fondamentale.
Lunghissimo l’elenco di manifestazioni del Grande Oriente d’Italia da nord a sud del paese. Dopo Reggio Emilia è stata la volta di Bonorva il 12 marzo, con un convegno sul contributo dei Sardi nel Risorgimento che ha anticipato la kermesse di tre giorni, dall’uno al tre aprile, della Gran Loggia 2016 interamente dedicata al settantesimo della Repubblica con il tema generale “I Doveri dell’Uomo, I Diritti del Mondo”. E poi ancora l’8 aprile a Colle Val d’Elsa nel senese, dove si è tenuto un evento in Moschea, dedicato a la “Ricchezza della diversità. L’Eguaglianza nella Libertà”; il 9 aprile aTerni, organizzato con il Comune, dal titolo “Una Repubblica fondata sul Lavoro (Art. 1) nell’epoca della crisi. Dignità, diritti e nuova etica del lavoro per l’Uomo”; il 15 aprile a Macerata, con il convegno di studi “Il contributo dei massoni marchigiani alla lotta antifascista e alla nascita della Repubblica; il 25 aprile, festa della Liberazione, i vertici del Grande Oriente hanno scelto di trascorrerlo a Lipari, dove si è tenuta una tre giorni intitolata “Conversando di Libertà e valori”. A maggio, il 14, ancora un convegno al sud, aReggio Calabria, dove si è parlato di immigrazione; il 21 maggio il Grande Oriente d’Italia ha poi fatto tappa a Piombino con il convegno “Costituzione, Democrazia e Lavoro” nella sede del Comune; il 26 a Siena, nel Palazzo della Provincia, per parlare di Costituzione e libertà e il primo giugno a Torre Pellice, nel torinese, per un convegno dedicato a “Paolo Paschetto, la Repubblica, il suo emblema, i suoi valori”. Poi è toccato l’11 giugno a Genova, dove si discusso del contributo della Massoneria alla Costituzione; il 18 a Firenze per un convegno dedicato al referendum del 2 giugno del ’46 e il 9 luglio a Trani, dove l’attenzione è stata focalizzata sulle autonomie locali. Dopo la pausa estiva a ricominciare il giro è stata Radicofani il 3 settembre. All’anniversario dell’Italia dedicate, dal 17 al 20, anche le celebrazioni del XX Settembre al Vascello. Subito dopo, il 27 settembre, è stato il turno di Anzio, la città dello sbarco alleato; a seguire Trieste il 9 ottobre con il convegno “Cittadini d’Italia, cittadini del mondo. Per un’Europa giovane e senza frontiere”; Sansepolcro il 15 ottobre con un incontro su “Costituzione, diritti, doveri e solidarietà”; Milano il 15, dove si è fatto il punto sui diritti civili; Arezzo il 23, con una serata organizzata dai Lions; Alessandria il 10 novembre con il convegno “Le speranze degli italiani”; Roma, dove a Casa Nathan il 29 si è parlato della Libertà di stampa in Italia dal Risorgimento alla Costituzione. Per chiudere a Udine il 3 dicembre con il convegno dal titolo “Futuro chiama Italia. La battaglia delle idee contro gli interessi di parte”.
Sulle celebrazioni del Grande Oriente d’Italia c’è anche una nota curiosa e riguarda il logo ideato dal Grande Oriente per il settantesimo. Il Ministero dell’Interno in prossimità del 2 giugno ha infatti copiato il simbolo e la notizia è stata diffusa dal quotidiano Lettera 43 che ha messo i due loghi a confronto. Al Viminale hanno ammesso l’imitazione: cercando idee nel web, hanno visto il logo, è piaciuto e lo hanno usato. Nulla di fatto: “ci fa piacere”, ha detto il Gran Maestro.
Panettone a Natale e colomba a Pasqua. Ciò che sembra scontato sulle nostre tavole segue logiche molto diverse nelle mense per poveri dove l’ordine è pressoché invertito e i panettoni arrivano verso Pasqua, quando negli scaffali dei venditori non hanno più mercato. Va bene così, l’obiettivo è sfamare le persone e sia dolci sia companatico hanno sempre e comunque il sapore del lusso. Ma agli Asili Notturni Umberto I il Natale è l’amore in azione, accende il fuoco sacro della Fratellanza che incarna la fiamma della solidarietà. È accoglienza, ospitalità. Lo sa bene Fabio Baldassini della loggia “Nuova Risorgimento” (472) di la Spezia la cui azienda – Baldassini pasticceria dal 1923 – ha regalato alla mensa degli Asili Notturni un camion intero di panettoni. In via Ormea le tradizioni sono importanti e vengono rispettate grazie a tanti Fratelli che, alla stregua di Fabio, hanno capito la via: ogni volta che amiamo, ogni volta che doniamo, è Natale.
È di prossima uscita la biografia di Giacomo Costantino Beltrami, massone, viaggiatore fra le tribù Sioux e Chippewa nel Nord America dell’Ottocento, scopritore di una delle sorgenti del Mississippi e autore del primo dizionario della lingua sioux, tuttora stampato negli Stati Uniti. La biografia di Beltrami (Mimesis Edizioni) è stata scritta da Luigi Grassia, giornalista del quotidiano La Stampa. In archivi ancora parzialmente inesplorati Grassia ha rinvenuto un diploma massonico intestato a Beltrami e diverse lettere inedite che lo stesso Beltrami scambiò con corrispondenti del calibro di Jefferson, La Fayette, Chateaubriand, Constant. Il libro sarà presentato nel mese di aprile alla Gran Loggia di Rimini dall’autore e dal responsabile del Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia, Bernardino Fioravanti.
Diploma massonico di Giacomo Costantino Beltrami rilasciato dal Grande Oriente d’Italia, 1808 (copyright Biblioteca Civica “Angelo Mai”, Bergamo).
Introduzione del libro a firma Luigi Grassia
Chi ha scritto il primo dizionario della lingua sioux? Non un americano ma un italiano, che si chiamava Giacomo Costantino Beltrami. E chi ha scoperto la sorgente del Mississippi più lontana dalla foce, andando da solo alla ventura in mezzo ai Sioux e ai Chippewa, vestito di pelli d’animale? Di nuovo quell’italiano, Beltrami. E chi ha raccolto la prima collezione di oggetti sacri, pipe, canoe e abiti delle tribù pellerossa, in un periodo storico (l’inizio dell’Ottocento) in cui nessuno in America lo faceva, perché ai nativi si sparava e basta? Sempre Beltrami. Che oggi negli Stati Uniti è conosciuto molto più che in Italia, come esploratore, studioso delle lingue sioux e azteca e pioniere della multiculturalità, in anticipo di varie generazioni sui suoi tempi. Uno spirito universale che nel momento in cui culmina la sua avventura, cioè quando scopre le sorgenti del “Padre dei Fiumi”, scioglie un inno al Grande Architetto dell’Universo.
Nel nostro XXI secolo il «Sioux Vocabulary 1823» di Beltrami è pubblicato in America dalla più autorevole casa editrice di testi sioux. E le collezioni di oggetti nativi di Beltrami suscitano tanto interesse che lo Smithsonian Institution di Washington ha chiesto (invano) di comprarsele e riportarle oltreoceano. Oggi quei reperti fanno bella mostra di sé presso il museo Caffi di Bergamo e il palazzo Luchetti Gentiloni di Filottrano (Ancona). Molti oggetti della collezione sono stati prestati nel 1987 al Glenbow Museum di Calgary, in Canada, per una grande esposizione internazionale di arte amerinda. E vale la pena di raccontare che cosa è successo quando una delegazione di stregoni sioux è arrivata a Bergamo apposta per ispezionare quel tesoro.
Gli sciamani erano sempre più entusiasti, mentre giravano fra le teche del museo Caffi. Si sono emozionati soprattutto davanti a un pezzo senza eguali, un tamburo-da-medicina come non se ne conservano in America, per i motivi detti sopra. Ma gli stregoni sono rimasti interdetti nel trovare i calumet, cioè le pipe sacre, esposti in maniera sbagliata. Il personale del museo non poteva neanche immaginarsi il problema: i cannelli erano attaccati ai rispettivi fornelli, mentre il rituale prevede che le due componenti vengano innestate solo al momento di fumare. Una cosa che avrebbe scandalizzato il famoso sciamano Alce Nero del famosissimo libro “La sacra pipa”. Da allora, al Museo Caffi i cannelli e i fornelli sono esposti nelle loro teche vicini gli uni agli altri, ma rigorosamente staccati, nel pieno rispetto del rituale. È il trionfo di multiculturalità.
Beltrami si considerava antropologo, linguista e promotore di ideali di fratellanza universale, anche in quanto espressione dello spirito massonico in cui si riconosceva; e soprattutto vedeva se stesso come esploratore: è stato questo il cuore della sua azione e della sua apertura multiculturale al mondo. Esploratore in senso lato, ricercatore spirituale, ma anche esploratore del mondo fisico. Vestito un po’ da “Ultimo dei Mohicani” come nel romanzo di James Fenimore Cooper, Beltrami raggiunge il 31 agosto 1823 le sorgenti sconosciute all’estremo nord della valle del Mississippi, facendosi rispettare lungo la strada dalle tribù native (senza mai uccidere nessuno) come grande guerriero e anche un po’ come stregone. Nel nostro XXI secolo quella sorgente, il Lake Julia, porta ancora il nome che Beltrami gli ha dato in onore della donna amata. E nel Minnesota ci sono pure una cittadina che si chiama Beltrami, e una Contea Beltrami. Proprio quel Beltrami lì.
Non bisogna farsi ingannare dalle apparenze: sotto la scorza rude e i vestiti di pelle a frange da pellerossa, Giacomo Costantino Beltrami nascondeva una personalità raffinata. Era un gentiluomo, già soldato di Napoleone, patriota, giudice, scrittore e alla fine viaggiatore un po’ per gusto e un po’ per forza. L’Italia post-napoleonica era divisa in tanti staterelli reazionari e Beltrami non poteva più vivere nella sua natia Bergamo, ormai occupata dagli austriaci, e neppure nelle Marche, dove aveva comprato una bella proprietà ma la polizia del papa lo vessava in quanto libero pensatore, simpatizzante carbonaro e massone. Per questo Beltrami se ne andò esule per il mondo. Un esule capace di dominare gli eventi, però. Da segnalare che il presidente degli Stati Uniti, James Monroe (fra parentesi, un fratello massone), ricevette Beltrami alla Casa Bianca in visita privata. E che i corrispondenti epistolari di Beltrami erano del calibro di Jefferson, La Fayette, Chateaubriand, Constant. Alcune lettere inedite sono state trovate da me in archivi poco esplorati, al pari di un diploma massonico con il suo nome.
Ma questo è il contorno: il piatto forte è la grande avventura di Beltrami fra i pellerossa in stile “Balla coi lupi” (il film), o meglio “Balla coi Sioux”, come un Kevin Costner italiano. Però un Kevin Costner vero.
Luigi Grassia
Il corto per ragazzi su Giacomo Costantino Beltrami della Fondazione Bergamo nella Storia
È datata 21 dicembre la lettera di ringraziamento del direttore della UOC di Pediatria del Polo Ospedaliero Belcolle di Viterbo indirizzata alla loggia cittadina Giustizia e Libertà (1460) per la donazione di un bilirubinometro. “Il dono è particolarmente importante e gradito perché il reparto ne era sprovvisto”, scrive il direttore e ringrazia la Loggia Giustizia e Libertà a nome dell’intera UOC di Pediatria da lui diretta.
La donazione è stata possibile grazie a un’azione sinergica di più istituti, sotto l’egida dell’associazione Aiutiamo i bambini di Belcolle alla Pediatria dell’ospedale Belcolle che da anni si occupa di reperire fondi da destinare al reparto di pediatria dell’ospedale viterbese per migliorare la qualità dei servizi erogati a neonati e bambini. Quest’anno è stato determinate l’apporto del 17esimo corso marescialli allievi della scuola sottufficiali di Viterbo, dell’Associazione cacciatori della Tuscia e, appunto, della Loggia Giustizia e Libertà del Grande Oriente d’Italia.
La strumentazione sarà utilizzata, come ha spiegato lo stesso direttore alla cerimonia di consegna avvenuta il 21 dicembre, a monitorare quotidianamente la bilirubina nei neonati ricoverati per escludere danni cerebrali causati da eccesso di bilirubina
È on line Erasmo di dicembre che apre nel segno del Solstizio d’Inverno con gli auguri del Gran Maestro e della giunta. Ampio spazio è dedicato a due eventi che hanno concluso Repubblica70, la maratona di convegni con i quali nel 2016 il Grande Oriente ha celebrato in tutt’Italia lo storico anniversario del 2 giugno del 1946: “La libertà di stampa in Italia. Dal Risorgimento alla Costituente”, che si è tenuto il 29 novembre a Casa Nathan e “Futuro chiama Italia: la Battaglia delle Idee contro gli interessi di parte”, organizzato il 3 dicembre a Udine. In questo numero si parla anche di “Dio e il suo destino” attraverso il teologo Vito Mancuso che lo scorso 17 novembre è stato ospite del Goi a Trento. In una tavola di cui sono riportati ampi stralci, l’ex sindaco di Perugia Mario Valentini, rievocando le vicende del 1993 lancia poi l’invito a dar vita a un dibattito intorno al tema della Libera Muratoria nell’età contemporanea. Tema che è stato anche affrontato nel corso dell’incontro “Dalle ombre all’impegno civile. Massoneria e Costituzione” durante la manifestazione “La città del libro” a Campi Salentina. E ancora, saggi, cinema e come sempre tante news dalle logge …
Ancora una ferita. Violentissima e crudele al cuore dell’Europa a pochi giorni dalle feste che tutti, nel cosiddetto mondo occidentale, celebrano. E senza distinzione perché, in quel periodo, gli uomini di buona volontà condividono, senza differenze ideali e religiose, quel sentimento di fratellanza che l’avvento delle festività esprime. Il messaggio dei fautori del male è chiaro e quell’albero di Natale caduto nello schianto del tir dell’attacco di Breitscheidplatz rappresenta un simbolo di negazione forte.
Il cordoglio per le vittime nel luogo della tragedia di Berlino
Immediata la reazione del Gran Maestro Stefano Bisi che ha subito inviato un messaggio di solidarietà al Gran Maestro delle Grandi Logge Unite di Germania Cristoph Bosbach.
“Le atroci notizie che arrivano da Berlino – ha scritto – ci lasciano scioccati. È difficile immaginare come si possa decidere di agire in modo così violento colpendo, fino alla morte, tante persone. Ilsospettoattacco terroristico a Breitscheidplatz di ieri ci ha profondamentespaventato.Ma ancor piùrisoluta deve essere la nostra reazione, per continuare il nostro percorso di diritti e libertà lungo i principi e i valorimassonici”.
“Carissimo Cristoph – ha concluso il Gran Maestro Bisi – in questo momento di dolore, Ti esprimo la mia viva solidarietà e Ti prego di accettare le più sentite condoglianze a nome di tutti i fratelli del Grande Oriente d’Italia”.